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Paganico, castel franco

Paganico è la frazione più a sud del Comune di Civitella Paganico (GR), un vasto comune creato nel 1928, che raggruppa vari borghi del grossetano posti lungo il medio corso dell’Ombrone. Vi si arriva percorrendo la statale 223, che congiunge Siena a Grosseto. Pur se di recente costituzione questo comune ha nei suoi piccoli centri una lunga storia che affonda le sue radici nel periodo etrusco. Ne sono prova i numerosi ritrovamenti risalenti ai periodi villanoviano ed etrusco che comprendono quasi un millennio di storia.

La storia:

Gli Etruschi dominarono questa terra, che sicuramente era sotto l’influenza della vicina Roselle. Grazie all’Ombrone, allora parzialmente navigabile, gli Etruschi controllavano e commerciavano in queste terre dalla vocazione agricola. Presso Pari e Casenevole sono state rinvenute tombe che custodivano pregiati corredi funerari a testimonianza di questa epoca.
Non si hanno rilevanti testimonianze del periodo romano, ma alla caduta dell’Impero queste piane subirono l’abbandono e l’impaludamento, come il resto della Maremma. Dopo alcuni secoli di oblio si torna a parlare di queste terre con la conquista longobarda, a cominciare dal 568 d.C. Il nuovo assetto politico-amministrativo vide l’insediamento a Siena di molte famiglie longobarde, che promossero una vivace espansione territoriale che comprese anche vaste zone dell’attuale provincia di Grosseto, compresa quella di Civitella Paganico.
Con la caduta del regno longobardo in mano a Carlo Magno (744), il potere passo dai “gastaldi” ai Conti Ardengheschi, che legarono il loro nome e le loro fortune a questo territorio. Le prime notizie della presenza degli Ardengheschi risale alla fine del X secolo, quando Ardingo, definito “comes senensis”, pare presenziare un placito a Neuburg, cui prese parte l’imperatore Enrico II.
Il borgo di Paganico nasce effettivamente per volere della Repubblica di Siena per consolidare il controllo sulla zona. Questa “terra murata” fu, infatti, voluta dai Senesi a guardia della Valle dell’Ombrone, per dare concretezza alle mire che la repubblica aveva sulla Maremma e per cercare un collegamento con il mare. Siamo nel 1278 quando Siena delibera di accerchiare di mura Paganico e obbliga i nobili dei castelli confinanti a vender le terre limitrofe al nuovo distretto. La Repubblica deliberò che questo borgo fosse esente da qualunque tassa o balzello per almeno dieci anni, per attirare popolazione. Il borgo fu anche detto Castel franco o borgo – franco: vennero distribuiti appezzamenti di terreno per fabbricare case e si dispose che i comuni di Civitella e i castelli di Campagnatico, Sasso, Gello, Monteverdi, Casenovole e Montecodano preparassero apposite fornaci per la calce da cosrtuzione.
Nel 1295 si iniziò l’edificazione delle mura e fu ordinato di ricercare uomini per terminare la costruzione della chiesa. Paganico doveva, però, essere un centro già molto attivo, visto che, fin dal 1273, si era stabilito di effettuare il mercato ogni settimana e si era fissata nel giorno di settembre dedicato a Sant’Angelo la ricorrenza per la grande festa, che per tre giorni consecutivi attirava i mercanti delle terre vicine e della stessa Siena. Questa tradizione sopravvive ancor oggi nella Sagra paesana che si organizza in coincidenza con la festa di San Michele Arcangelo. Nello statuto senese del 1310 Paganico fu designato capoluogo di un esteso vicariato di prima classe, dal quale dipendevano molti comunelli dei dintorni.
Nell’agosto del 1328 il Castello di Paganico fu conquistato dalle truppe inviate da Castruccio Castracani nella Maremma grossetana per partecipare all’assedio di Monte Massi. Come riporta Andrea Dei nella “Cronica Sanese” pare che i Lucchesi occupassero facilmente Paganico perchè a quell’epoca non era ancora completamente fortificata. Nel marzo del 1333 un assalto del capitano di guerra per i Pisani, Ciupo degli Scolari, partito da Massa Marittima con cinquecento cavalieri e con duemila tra pedoni e balestrieri, non ebbe successo, avallando l’ipotesi del miglioramento delle difese della piazzaforte senese. Nel 1382 Guido di Ugolinuccio de’Baschi riuscì ad espugnare il castello di Paganico, anche se i Senesi lo riconquistarono l’anno successivo, stipulando un accordo di pace.
Dopo la caduta della repubblica senese nel 1555 anche Paganico fu messo a ferro e fuoco dagli imperiali, semidistrutto e i suoi abitanti trucidati. Il suo territorio fu annesso al Granducato di Toscana, che nel 1602 lo affidò in marchesato al principe Antonio dei Medici, supposto figlio di Francesco I. La sopraelevazione della porta del cassero fu voluta proprio da quest’ultimo come alloggio del Marchese di Paganico. La perdita di potere politico ed economico sotto il Granducato portò il borgo allo spopolamento e alla caduta d’importanza, lasciando le cronache di Paganico prive di fatti storici salienti fino ai giorni nostri.

Da Vedere:

Oggi possiamo ancora distinguere i resti delle fortificazioni medioevali facenti parte del recinto di mura rettangolari e tre porte superstiti delle quattro edificate. Quelle giunte fino a noi sono le mura che Siena fece ricostruire dal grande architetto Lando di Pietro nel 1333 dopo l’assalto delle truppe del Castracani. Sull’asse viario principale si aprono la Porta Senese e la Porta Grossetana, detta Porta Franca. Sull’asse trasversale troviamo la Porta Gorella (o Porta Civitella). Verso l’Ombrone, esisteva Porta Fluminis, oggi perduta.
La più poderosa porta è la Porta Senese, recentemente restaurata. Presenta all’esterno un grande arco acuto gotico in stile senese di fine Duecento. È circondata da un robusto paramento murario, che termina con una serie di archetti. Anche l’arco della porta interna è a sesto acuto in travertino, con cornice sagomata in marmo nero. Sul suo fianco destro è addossata una robusta torre, che è stata l’abitazione del Marchese. Una nota va anche alla chiesa di San Michele Arcangelo, più volte rimaneggiata nei secoli: edificata dai frati Umiliati nel XIV secolo, a pianta rettangolare, con il coro quadrangolare rialzato da due scalini. Conserva al suo interno rari ed importanti affreschi di Biagio di Goro Ghezzi e un crocifisso scolpito in legno risalente al secolo XIII.

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